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La Storia

Santa Maria Patrona
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Festa di Santa Maria
Patrona di Lucera

La Festa di Santa Maria Patrona, in dialetto lucerino "i fèste d'aùste", è la festa patronale di Lucera in Puglia, in onore della patrona principale della città e della diocesi di Lucera-Troia, che si svolge annualmente il 14-15-16 agosto. L'evento celebra la solennità liturgica dell'Assunzione di Maria e si ricollega alla ripresa del culto dopo la conquista della città e la distruzione della colonia saracena di Lūǧārah ad opera degli Angioini. La festa, tra le più importanti della Puglia, è caratterizzata da due processioni della trecentesca icona della patrona e da numerose manifestazioni, tra cui il Torneo delle chiavi e il corteo storico, richiamando migliaia di fedeli e turisti da tutti i centri vicini della provincia di Foggia e non solo. Alla Vergine sono associati in alcuni dei festeggiamenti san Francesco Antonio Fasani e san Rocco, compatroni della città.

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Avvenimenti storici all'origine della festa
 

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Nell'agosto del 1300, in occasione del primo giubileo, indetto da Bonifacio VIII, Carlo II d'Angiò decise di eliminare l'insediamento musulmano di Lucera nel suo regno e organizzò la "crociata angioina", affidando l'impresa al miles Giovanni Pipino da Barletta, maestro razionale della Magna curia. Secondo gli storiografi locali d'età barocca, come il del Preite o l'Angiullo, nel giorno della solennità dell'Assunta, Pipino avrebbe promesso in voto alla Beata Vergine di dedicare al suo nome la città in caso di vittoria e i soldati angioini, dopo una prima battaglia, avrebbero rinvenuto nascosta un'antica statua della Vergine, portandola trionfalmente in processione. Tradizioni agiografiche che però non sono avvalorate dai documenti della cancelleria editi dall'Egidi. La città fu conquistata dopo una decina di giorni di combattimenti, il 24 agosto: secondo la tradizione la Vergine avrebbe aiutato l'esercito angioino disturbando i saraceni con sciami di moscerini. Le mura e le moschee furono abbattute e i saraceni lucerini in parte massacrati e in parte espulsi, per essere poi catturati e venduti come schiavi, o costretti a convertirsi al Cristianesimo.

Lucera fu ripopolata di abitanti cristiani e rinominata "Civitas Sanctae Mariae". Venne fondata la cattedrale dell'Assunta, la cui costruzione è attribuita a Pierre d'Angicourt. Anche lo stemma della città viene fatto risalire a questo periodo: un leone passante, che rappresenterebbe re Carlo II, tenente con le branche anteriori un vessillo con l'effigie della Vergine patrona. Nel 1304, Carlo II d'Angiò giunse a Lucera e, secondo la tradizione, donò simbolicamente le chiavi della città alla statua della Vergine, alla quale sua moglie, Maria d'Ungheria, offrì una collana d'oro. La statua, in base alle recenti indagini storico-artistiche, è di fattura angioina, ascrivibile ai primi del '300. In suo onore, Carlo II istituì la festa da celebrarsi ogni anno con la massima partecipazione del popolo. I privilegi conferitigli dal re angioino furono aboliti nel 1642, ma il 20 dicembre 1691 fu dichiarata “città libera, in virtù del potente patrocinio di Santa Maria.” 

Dal 1304, ininterrottamente, Lucera festeggia la sua patrona, attribuendole la salvezza da varie calamità naturali e istituendo il “terraggio di Santa Maria”, con la cui rendita si sostenevano le spese per le festività d'agosto. 

L'icona, incoronata con triplice corona d'oro dal Capitolo della basilica di San Pietro in Vaticano il 15 agosto 1806 ed inserita fra le immagini più venerate e miracolose della Vergine, fu protagonista di un evento inspiegabile durante la pandemia di colera  del 1837  (il 12 e il 13 luglio mosse gli occhi e cambiò il colore della pelle e fu aperto un Processo Canonico nel 1838 che constatò l'avvenuto evento inspiegabile, che si ripeté nel 1844 durante una violenta siccità) e venne restaurata nel 1937 perdendo l'incarnato bruno, che riacquistò solo nel 1999 a seguito di un nuovo restauro, che ha portato alla luce anche le vesti in oro zecchino.

l 25 marzo 1955 la Basilica Cattedrale è stata dichiarata "Santuario mariano diocesano di Santa Maria Patrona", dal vescovo Domenico Vendola, grazie al quale nel 1960, fu concessa nelle litanie mariane, l'aggiunta dell'invocazione Santa Maria Patrona Nostra, prega per noi.

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